Con-se(q)uenze
Ariel Soulé e Anna Pennati – Almach Art Gallery, Milano
Con-se(q)uences. In this 2021 exhibition Soulé teams up with Anna Pennati, to create “sequences” capable of producing artistic and aesthetic “consequences.” Each artist appropriates the right or left side of a painting of his colleague, with a process that seems to be inspired by Nouveau Réalisme. What are the most obvious consequences? That the new paintings in sequence produce new and unexpected meanings.
L’IBRIDO BIANCO
Due artisti in sequenza che producono conseguenze artistiche ed estetiche. Questo è il risultato di una sorta di sperimentazione di Anna Pennati e Ariel Soulé. Libera ricercatrice di morfologie pluridirezionali, la prima; diversamente, il suo “alter ego” sperimentale, Ariel, è perpetratore di sequenze formali pittoriche (tenute da un fil rouge sottile e pertinente) quali conseguenza di assunti letterario-filosofici.
Cosa fanno i due? Puntano a fondersi, ciascuno cedendo all’altro alcune delle proprie “cellule” creative. O, meglio, ciascuno di loro si appropria (lontana memoria del gesto nuovorealista?) del lato destro o del sinistro di un dipinto del collega. L’eventuale lato sinistro che uno di loro abbia assunto si innesta nel lato destro di un proprio dipinto. Azione di ingegneria artistica, pur essendo i due dipinti in gioco in buona salute estetica.
Una situazione ben diversa da quando su un originale qualcuno interviene manipolandolo a vario titolo. Ad esempio, per trasfigurarlo e farlo proprio oppure a scopo censorio. Qui si punta a determinare un’opera nuova che sembri consanguinea, pur essendo diverso il gruppo sanguigno. Si tiene conto probabilmente dell’ibrido che viviamo internazionalmente. Ed è proprio alla luce di questo rilievo che l’esperimento ha carattere diverso rispetto ai “giochi” postdadaisti che taluni artisti di grido hanno operato su lavori altrui. Ma ancora: a dispetto di queste notazioni di aggiornamento epocale, nell’operazione di Anna e Ariel fa capolino il gioco chiasmatico dello scambio a X delle tensioni. Già nel V secolo a.C. fissò questo gioco Policleto nel suo “Doriforo”. La scultura ostenta il richiamo tra la tensione del braccio sinistro (che regge la lancia) e quella della gamba destra che regge il peso del corpo. Certo, in questo caso, un ibrido all’interno della cultura occidentale. Ma si può andare anche oltre, no?
Carmelo Strano
Ariel Soulé
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